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Siamo tutti eroi

Come titolo è sicuramente retorico, ma in questo momento storico che stiamo vivendo direttamente sulla nostra pelle penso che ognuno di noi possa sentirsi tale.

In Italia siamo alla cosiddetta fase 2: in teoria, stiamo cercando di far evolvere una situazione. In pratica, da ieri a oggi non è cambiato nulla, abbiamo solo un nome nuovo per la stessa circostanza.

Siamo passati dall'essere tutti commissari tecnici ad essere tutti politici per poi diventare tutti virologi; probabilmente nelle prossime settimane diventeremo tutti tuttologi di tutto.

Continuiamo ad affrontare ognuno il proprio destino, cercando di capire dove andremo a finre e non ci stiamo rendendo esattamente conto di quello che sta succedendo.

Qualche settimana fa vedevo post sui social in cui si evidenziava il fatto che ai nostri nonni fu chiesto di andare in guerra, mentre a noi viene chiesto di stare sul divano.

Psicologicamente, non so cosa sia peggio.

Non ho, come la maggior parte della popolazione, vissuto la guerra direttamente, ma mi è stato raccontato dai miei genitori e dai miei nonni che invece hanno partecipato anche attivamente alla seconda guerra mondiale.

In tutto quello che stiamo vivendo, c'è un pensiero che continua ad insinuarsi e c'è una parola che, legata alle privazioni che ci vengono imposte torna a ripetersi: regime.

Per cultura personale e curiosità, sono andato a cercarmi l'etimologia ed i vari significati di questo termine.

Il Vocabolario Treccani, come prima definizione, classifica così il regime:

Ordinamento politico, forma o sistema statuale o di governo: r. democratico, parlamentare, presidenziale; r. dei partiti, in cui hanno grande peso (ma minore che nella partitocrazia) i partiti politici; r. assembleare o di assemblea, in cui il potere risiede nelle assemblee parlamentari; più frequente nelle espressioni r. monarchico, assoluto, autoritario, dittatoriale, militare; quindi, assol., regime, stato o governo autoritario, e in partic. quello fascista (l’instaurazione violenta del r., le leggi del r.; profitti di r., v. profitto), o anche ordinamento che, indipendentemente dalla sua forma, ha impostazioni e tendenze autoritarie, oppressive (un governo democratico che si sta trasformando in regime).


Lungi da me anche solo l'idea di accusare un qualsiasi governo di messa in atto di un regime, ma le privazioni che ci vengono imposte sono sicuramente il frutto di un regime, che può essere inteso come una forma moderna di imposizione sociale.

Senza andarne ad analizzare approfonditamente le cause e prendendo come punto di partenza i semplici fatti, c'è un virus che sta causando una pandemia che costringe tutti i governi mondiali ad attuare un regime per contere il contagio.

Da qualsiasi punto di vista lo si analizzi, anche nel modo più neutrale possibile, emerge un fatto evidente: dobbiamo tutti sottostare a privazioni impartite da un governo che ci obbliga con la forza (di polizia, dell'esercito o di altre forme di controllo e supervisione) ad obbedire, con una pena pecuniaria (o anche peggio) in caso di disobbedienza.


In pratica, abbiamo due scelte:

1. Obbedire ciecamente fidandoci di tutto quello che vediamo e sentiamo comportandoci secondo quello che viene impartito senza se e senza ma da chi comanda.

2. Contestare.


Come in ogni altra situazione, ci troviamo sempre davanti ad un bivio; stavolta però siamo costretti a scegliere.

L'importante, però, è farlo sempre con coerenza.

Se scegliamo di seguire le imposizioni con la convinzione che non ci sia scelta, invocando l'esercito alla porta di casa, insultando i vicini che escono a fare una passeggiata, guardando male l'anziana in coda al supermercato senza mascherina, non possiamo poi permetterci di criticare il premier che decide che possiamo portare i nostri figli dai nonni ma che non possiamo abbracciarli e dobbiamo stare a due metri di distanza.

Non possiamo inneggiare al fascismo, al comunismo, o a qualsiasi altra forma di governo simile e poi pensare di contestare le decisioni della politica.

Semplicemente perché ai tempi dei regimi facisti e comunisti, quelli veri, quelli della Germania e della Russia del secolo scorso, chi anche solo pensava di andare contro le istituzioni veniva punito con varie ritorsioni di qualunque tipo.

Se scegliamo di contestare, dobbiamo farlo con coscienza, conoscenza, consapevolezza e coerenza.

Se usciamo di casa con la mascherina abbassata sotto al mento e fumiamo mentre camminiamo vagando senza meta, non stiamo contestando, stiamo vanificando gli sforzi di chi invece cerca di trasmettere le sue idee in modo costruttivo.

Il paragone difficilmente regge: noi che stiamo a casa a scrivere da un computer seduti comodamente sul nostro divano non siamo di sicuro a combattere al fronte in una trincea scavata a mani nude e nemmeno operatori sanitari che sottopagati e bistrattati salvano vite per 16 ore al giorno magari a centinaia di chilometri da casa, o ancora addetti di un supermercato della grande distribuzione a contatto con centinaia di persone ogni giorno.

Anche noi però rischiamo e rischiamo grosso, perché in gioco c'è qualcosa di molto importante: la nostra salute mentale.

Siamo obbligati all'isolamento per tutelare la nostra salute.

Siamo segregati nelle nostre case per tutelare la nostra salute.

Siamo continuamente bombardati da informazioni sull'andamento del contagio e letteralmente vessati da parte di ogni canale di informazione disponibile per tutelare la nostra salute.

Purtroppo per noi però, a prescindere dall'essere obbedienti o contestatori, la posta in gioco è molto più alta dei decessi da coronavirus, cioè la salute mentale di ognuno di noi.


Se vogliamo metterla su una base meramente numerica, i dati sono abbastanza chiari:

Popolazione mondiale - 7,7 miliardi

Casi registrati - 3 milioni

Morti - 200.000

Prendendo semplicemente questi numeri, omettendo il fatto che si tratta di vite umane e senza indagare sulla veridicità legata a variabili incontrollabili dal sottoscritto, il calcolo percentuale molto semplice dà questo risultato:

Casi registrati di CoVid: 0,04% della popolazione mondiale

Decessi con CoVid come causa principale o concausa: 0,06% dei casi registrati

Decessi con CoVid come causa principale o concausa: 0,00002% della popolazione mondiale


Vediamo ora un confronto tra questi dati e i decessi registrati sul pianeta al momento dall'inizio dell'anno. Solo numeri, senza percentuali:

Decessi totali 2020 al 27 Aprile: 19 milioni

Decessi per cancro: 2 milioni e mezzo

Decessi causati dal fumo: 1 milione e 600mila

Decessi per Aids: mezzo milione

Decessi per malaria: 315mila

Suicidi: più di 300mila


Sempre prendendo tutto con le pinze, questi dati arrivano da: https://www.worldometers.info/it/


Questo interessante sito aggiorna il tutto in tempo reale (per quanto possibile), ma penso che sia discretamente affidabile se si leggono semplicemente i numeri senza cercare di fornire spiegazioni superflue.


Che siamo obbedienti o contestatori, qualunque azione decidiamo di compiere, qualunque filosofia sceglieremo di seguire, qualunque decisione avremo la forza di prendere, facciamolo prendendoci del tempo per leggere, studiare, approfondire e provare a capire seguendo sempre la regola delle quattro C: coscienza, conoscenza, consapevolezza e coerenza.

Facciamolo, perché la nostra salute mentale e psicologica va di pari passo con quella fisica.

Il benessere è soprattutto mentale, la saggezza degli antichi torna continuamente a ricordarci che siamo solo dei primati tecnologizzati e che se non abbiamo una "mens sana in corpore sano" l'equilibrio si spezza.


Ricordiamoci che siamo tutti eroi, perché arrivare alla fine di una giornata e svegliarsi la mattina seguente è già un miracolo, inteso come fatto che si ritiene dovuto a un intervento soprannaturale, in quanto supera i limiti delle normali prevedibilità dell'accadere o va oltre le possibilità dell'azione umana.


Daniele Bignamini

Operatore in Discipline Bionaturali




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