Sono passati 354 giorni dal mio ultimo post su questo blog. Avevo scelto di fermarmi per un po' per riflettere bene su tutta una serie di azioni da intraprendere che sono finalmente riuscito a mettere in moto nonostante la miriade di difficoltà che ogni volta rallentano qualsiasi attività da due anni a questa parte. Purtroppo devo constatare che la situazione generale è notevolmente peggiorata a livello globale; ormai dappertutto si moltiplicano liti e interruzioni di rapporti interpersonali a causa di divergenze di opinione, mancanza di empatia, incapacità di interazione pacifica e totale assenza di volontà di crescita.
Invece di ascoltare per imparare, capire e condividere per migliorarci, stiamo sempre di più cercando il modo di attaccare continuamente un nemico che non esiste e che identifichiamo con chi la pensa in modo diverso dal nostro. Qualche giorno fa ho visto questa opera di Arianna Tarlazzi ed ho subito pensato che, almeno dal mio punto di vista strettamente personale, rappresenta alla perfezione un pensiero che ho sviluppato negli ultimi mesi e che, con estrema fatica, cerco di fare mio e di condividere con gli altri.
Al primo impatto ho immediatamente pensato al radicamento che il vocabolario definisce in questo modo: radicaménto s. m. [der. di radicare]. – Il mettere radici, il fatto di radicarsi: r. di una pianta; in senso fig.: r. di una persona, di una famiglia, in un nuovo ambiente; mutamenti di costume che rivelano il r. di nuove concezioni di vita nella società. Invece di abbandonare il passato, accettare il cambiamento e attivarci per modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini, stiamo cercando di rimanere ancorati perché abbiamo paura di uscire dalla nostra zona di conforto.
Non dobbiamo ancorarci, ma lasciare andare quello che è stato perché non tornerà più come era prima. Sembra retorica, ma è un dato di fatto tangibile. Dobbiamo invece mettere nuove radici, in nuovo ambiente, un nuovo mondo, una nuova vita.
La definizione testuale è molto chiara: "mutamenti di costume che rivelano il radicamento di nuove concezioni di vita nella società". Una società morente che sta dando gli ultimi di coda prima di affondare completamente. Ormai siamo ad un bivio: possiamo scegliere di restare ancorati al passato o di radicarci in un nuovo ambiente. Chi non riuscirà a trovare una sintonia con il nuovo equilibrio, sarà destinato a rimanere indietro rispetto a chi invece avrà la capacità di trovare la forza per entrare in una dimensione completamente diversa da quella che abbiamo vissuto finora.
In questa opera vedo espresso molto bene questo concetto: mentre la luna sullo sfondo tramonta per fare spazio al sole che sorgerà per un nuovo inizio, le radici affondano in un terreno fertile e i rami si spingono verso l'alto per raggiungere un grado di consapevolezza superiore grazie al quale potranno nascere foglie che trasformeranno un gas tossico in aria respirabile.
E' solo questione di tempo, anche se ormai siamo agli sgoccioli. Fate la vostra scelta con coscienza, conoscenza e consapevolezza, analizzando senza giudicare, condividendo senza imporre e aiutando chi ne ha bisogno. Daniele Bignamini Operatore in Discipline Bionaturali
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