Continua , ormai da mesi, lo stillicidio mediatico nei confronti della pandemia che crea uno stato di ansia, paura e diffidenza.
Un conto è parlare di virus, epidemia, emergenza medica; tutt’altro, invece, è far continuamente notare l’aumento di casi, i contagi di rientro e tutte le scuse in qualsiasi notizia per ricollegare ogni evento al CoVid.
Sinceramente non riesco a capire questo “giochino” dei canali di informazione che continuano a nutrire la paura nella gente comune.
Si è dovuti arrivare ad intervenire per fermare una dilagante notizia falsa riguardante i bambini che, se positivi, secondo una serie di post sui social verrebbero isolati senza nemmeno vedere i genitori. Siamo alla follia. Se non trasformiamo la paura di morire nel coraggio di vivere, non ne usciremo mai.
Finché vedremo assembramenti di imbecilli che si sputano addosso e si sballano con qualsiasi sostanza conosciuta e non ai rave party e altrettanto imbecilli soggetti da ricovero che indossano la mascherina da soli in auto, in bicicletta nei boschi o seduti in casa sul water, non ne usciremo.
Se dovremo contare sul buonsenso dei summenzionati fenomeni ai rave o in bicicletta, non ne usciremo.
Se saremo costretti ad obbedire a regole nebbiose che lasciano spazio ad interpretazioni e a leggi o decreti assolutamente confusi e perennemente in ritardo rispetto alle necessità, non ne usciremo.
C’è un solo modo per uscirne vincitori: avere il coraggio di vivere, anziché la paura di morire. È un virus da contatto di mucosa, non è aerobico. Altrimenti saremmo già tutti morti stecchiti.
Bisogna tornare a vivere: con più coscienza, con più attenzioni, con più rispetto per sé stessi, per gli altri e per il pianeta che ci ospita, utilizzando i dispositivi nel modo corretto e con conoscenza della situazione.
La risposta al virus è vivere, non lasciarsi morire di paura.
Daniele Bignamini
Operatore in Discipline Bionaturali
Dovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di individui, tutti eguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi.
George Orwell – 1984
Comments