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C'era una volta il Made in Italy

Cosa c'entrano articoli di questo tipo su un blog che dovrebbe trattare di discipline bionaturali?

La risposta è semplice ed è chiaramente indicata sul sito ufficiale dell'Istituto Italiano DBN:

le Discipline Bio Naturali si rivolgono a chiunque desideri migliorare il proprio benessere e la propria vitalità in ogni suo manifestazione: fisica, mentale, emotiva ed energetica.

Come descritto dalla Legge Regionale Lombardia n. 2/2005, sono “finalizzate al recupero e al mantenimento dello stato di benessere della persona e a favorire la piena espressione della vitalità”. Non sono finalizzate alla cura delle malattie, ma bensì ad incrementare il grado di benessere psico-fisico: il focus si sposta dal sintomo in sé al benessere globale dell’individuo.

Credo fermamente che con "miglioramento del benessere psico-fisico" si intenda anche la condivisione di informazioni che possano essere di supporto a questo scopo ed al mantenimento di tale benessere attraverso la stimolazione di un pensiero positivo e propositivo.

Tornando a noi, dopo aver trattato tematiche legate questioni attuali, proseguo con un altro argomento sul quale vedo molti post sui social: il Made in Italy.

"Dobbiamo comprare Made in Italy, maledetti siano i Tedeschi e i Francesi che ci hanno snobbato all'inizio dell'emergenza CoVid, li boicotteremo!"

Ho un po' enfatizzato, ma la sostanza dei commenti è esattamente questa.

A parte non essere per niente d'accordo per varie motivazioni delle quali, forse, tratterò in futuro, vorrei che ci rendessimo conto di cosa sia esattamente questo Made in Italy.

Se pensiamo di andare in un famoso supermercato Italiano e risolvere così tutti i nostri problemi di coscienza, ci sbagliamo di grosso.

Se volessimo veramente acquistare solo prodotti Italiani, fatti, coltivati, allevati, costruiti, insomma "nati" completamente in Italia, dovremmo innanzitutto assicurarci che il supermercato in cui andiamo sia veramente Italiano, non solo con un nome Italiano.

Intanto scordiamoci i vari discount con nomi decisamente non Italiani che hanno proprietà Tedesche o Francesi, quelli proprio non dovremmo nemmeno prenderli in considerazione.

Tornando ai supermercati Italiani, non è che una volta entrati vi siete lavati la coscienza e siete tranquillamente convinti di essere al servizio del vostro paese comprando Italiano, non funziona così.

Normalmente in tutti i supermercati il primo reparto che incontriamo è quelle di frutta e verdura: benvenuti nella giungla (Cit. Guns 'n' Roses).

Per prima cosa, scordiamoci di andare a comprare le arance o le mele che costano meno perché al 90% arrivano da tutto il mondo tranne che dall'Italia.

Su tutte le etichette e su tutte le targhette c'è, tra i vari obblighi di legge, quello di indicare la provenienza del prodotto.

Facciamoci un favore: la prossima spesa che faremo, anche online, prendiamoci 10 secondi in più a prodotto e andiamoci a leggere la provenienza.

Scopriremo che la maggior parte di quello che acquistiamo, se non facciamo attenzione, non proviene dal territorio nazionale.

Anche andare a fare la spesa al mercato o al negozio di fiducia implica la stessa attenzione, non è mica il fruttivendolo che coltiva nel suo orto tutto quello che vende; acquista dal grossista, che a sua volta acquista dal produttore (che può essere ovunque sul pianeta) e rivende.

Questa attenzione dobbiamo porla verso tutti i prodotti che acquistiamo, leggendo attentamente ogni etichetta, perché l'inganno è sempre dietro l'angolo.

Siamo convinti di essere dei veri Italiani che acquistano solo Made in Italy perché compriamo all'Esselunga, guidiamo una Fiat o effettuiamo acquisti da Peppino sotto casa?

Ecco qualche piccolo esempio:

Siamo in spiaggia, abbiamo caldo e vogliamo mangiarci un cornetto? Facciamo attenzione che non sia Algida, perché è Unilever (Inglese).

Sempre in spiaggia, fa sempre caldo, vogliamo una birra nazionale? Bravi, non Peroni però, perché è stata acquisita da Asahi (Giapponese).

Vogliamo regalare un famosissimo Bacio Perugina al compagno o compagna? Meglio di no, dal momento che Perugina è Nestlè che è Svizzera.

Siamo ancora scandalizzati dalla notizia dell'olio Tunisino di un anno e mezzo fa? A questo link c'è la notizia per chi ha la memoria corta:

Indignati da questo, acquistiamo solo olio tricolore al grido di "Io compro Italiano!".

Magari sì, le olive sono Italiane e la lavorazione viene fatta in Italia, ma se la proprietà è estera come ad esempio Bertolli (Inglese/Spagnola), Carapelli (Spagnola) o Sasso (Spagnola)?

Dove pensiamo che vadano i soldi che paghiamo per comprare un olio Italiano?

Comprare Made in Italy non significa solo acquistare marchi con nomi Italiani in negozi o supermercati, ma anche, e soprattutto, informarsi e leggere le etichette sui prodotti, capire che la Fiat non è Italiana solo perché è stata fondata a Torino o che in sella alla nostra Ducati sfrecciamo sventolando il tanto caro tricolore senza sapere che il marchio è di proprietà di Lamborghini la quale è a sua volta posseduta da Audi.

Per cui, cari ducatisti, siete in sella ad una moto che è più Tedesca di BMW.

Il mondo che ci fanno vedere, non è assolutamente quello che sembra.

Non c'è bisogno di gridare al complotto ogni volta che succede un evento destabilizzante, però nemmeno abboccare a tutte le presunte verità che ci vengono propinate.



Fonti e link per approfondimenti:



Daniele Bignamini

Operatore in Dicipline Bionaturali



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